Sono trascorsi due anni da quando il Garante della Privacy ha autorizzato l’uso delle impronte digitali sul cartellino marcatempo dei dipendenti dell’Azienda ospedaliero-universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno. Polemiche,mugugli e ora è esempio nazionale per le pubbliche amministrazioni. In un momento in cui il ministro della Semplificazione e Pa, Giulia Buongiorno,lancia l’istituzione delle impronte digitali. Ne ha parlato anche la trasmissione “L’aria che tira”, in onda su La 7, che ha intervistato tra gli altri il direttore amministrativo Oreste Florenzano al quale va riconosciuta una certa lungimiranza.Da sub commissario del Ruggi,insieme al Commissario poi Dg Nicola Cantone,ebbero la intuizione.Rivoluzionaria.
La struttura sanitaria è la prima in Campania, tra le prime in Italia, ad aver ottenuto il sì dall’Autorità nazionale per la tutela dei dati personali che dà il via libera alla rilevazione biometrica del personale tutto. Dunque, nessuna violazione di privacy per i dipendenti dell’Azienda i cui dati non sono conservati in nessun data-base, così come dettagliatamente spiegato nella richiesta inviata a marzo di due anni fa dagli allori Commissari straordinari del ‘Ruggi’.
“Sì, siamo tra i primi ad avere avuto parere favorevole dal Garante dopo, per altro,un recente diniego ad un Comune del Salernitano”, chioso’ Cantone affiancato, nella delicata preparazione della istanza, da Florenzano (intervistato da La 7) .
Come si è giunti alle impronte?
La rivoluzione interna si è resa necessaria dopo lo scandalo giudiziario sull’assenteismo assurto, prepotentemente, agli onori della cronaca nazionale a causa dell’eloquente numero di persone coinvolte: 800 indagati, nove licenziati . Con il tempo, l’inchiesta ‘Just in time’ condotta dalla locale Procura (pm Francesco Rotondo) ha registrato numerose evoluzioni: stralci di indagini da una parte, riduzione del numero degli indagati dal’altra arrivando a meno di 500. Posizioni vagliate tutte singolarmente e che rischiano provvedimenti diversi: sanzioni, sospensioni, ammonimenti.
Ma come è nata l’inchiesta? E’ il 23 settembre di due anni fa quando il Procuratore capo della Procura di Salerno, Corrado Lembo, in conferenza stampa snocciola dettagli di una inchiesta destinata dopo mesi ancora a far rumore. Dipendenti che – filmati – risultavano al loro posto in ospedale, marcati, invece si recavano a fare la spesa, dal parrucchiere, a giocare a carte e addirittura a passeggio in riva al mare, nella vicina Vietri sul Mare. E ricoprono quasi tutti un ruolo delicato nell’Azienda Ospedaliera i destinatari di sospensioni dal servizio della durata di un anno. Le indagini hanno appurato che i dipendenti – una caposala, quattro infermieri, due tecnici specializzati disinfettori e tre operatori sanitari- dopo aver marcato il cartellino, o dopo averlo fatto marcare da colleghi ai quali, poi, spesso ricambiavano il medesimo favore, si dedicavano ad attività personali.
Da qui, dopo lo scandalo, la necessità di aumentare i controlli. E la decisione di usare le impronte digitali che, all’epoca, fecero storcere il naso ai sindacati.
Rosa Coppola
*foto di copertina.L’allora Dg Nicola Cantone