Il malato in barella, al centro del corridoio del reparto ospedaliero, è l’emblema della sconfitta della sanità. Dell’assistenza negata. Dei livelli minimi assistenziali che a Salerno stanno scomparendo. Senza dimenticare lenzuola usa e getta. E i piumoni portati da casa. Questa è la fotografia del pianeta sanitario. Questa la realtà che vivono i malati.
C’è poi la sede centrale dell’Asl Salerno, occupata, da quasi un mese. E il sub-commissario regionale alla sanità che non riceve le segreterie dei sindacati. O meglio, rinvia a data da destinarsi il Tavolo. Snobba la protesta, la rivendicazione, giusta o meno, dei lavoratori.
La verità è che tra direttori generali, manager e commissari straordinari, la parola d’ordine è sempre la stessa: “Contenimento delle risorse”, come ha ribadito in una nota inviata ai responsabili delle macro-aree, anche il commissario Antonio Postiglione.“Contenimento fondo disagi. Pertanto, ci sarà la riduzione del 30% della spesa per il convenzionamento interno (Alpi); del 10% rispetto al 2012 del convenzionamento pubblico e il 5% rispetto al 2012 della specialistica ambulatoriale”. Tradotto, fare sacrifici. Tagli agli sprechi. Intanto, si continuano a pagare straordinari per circa 13milioni di euro e circa 15 milioni per l’Alpi (attività libero professionale). Cifre da capogiro con le quali si potrebbero assumere 1200 persone.Invece, si pagano stipendi vertiginosi arrivando anche a casi limiti, come 300mila euro annui. Tra la quasi indifferenza generale. Si grida allo scandalo, per poi ritornare a coltivare il proprio orticello.E passa sottotraccia il piumone portato da casa dal malato che in ospedale non trova quanto dovrebbe. Né il posto letto, né le lenzuola. E le foto fanno male al cuore. Ma non a chi dovrebbe prendere decisioni. Tra accuse demagogiche che solo i politicanti sanno fare, tra destra e sinistra e viceversa, giorno dopo giorno si registrano solo tagli. A discapito dei ‘figli di nessuno’. Di quelli che non hanno santi in paradiso. Ed ecco le cifre scaturite dalla politica del contenimento.
A Vallo della Lucania. Blocco attività per esterni, riduzione posti letto medicina generale che diventano 10 per gli uomini e 10 per le donne, riduzione a 15 posti letto per l’ortopedia, solo 6 posti letto di medicina d’urgenza per la osservazione breve, chiusura day surgery con trasferimento degli infermieri nelle unità operative di maggiore necessità. Questi i primi provvedimenti della direzione sanitaria dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania. A denunciare il caso il segretario provinciale della Cisl Fp Pietro Antonacchio: “De Luca prevedeva che non si sarebbero sospese le attività sanitarie mai più. Infatti non si sospendono, si chiudono definitivamente sia nel privato che nel pubblico e nei territorio periferici di cui i cittadini che li abitano ne hanno indispensabile bisogno”.
Nicola Capuano, invece, primario di cardiologia dell’Umberto I di Nocera Inferiore, con una nota indirizzata al direttore sanitario ospedaliero, Maurizio D’Ambrosio, ha comunicato che dal primo ottobre, quale conseguenze diretta della mancanza di personale medico, si riduce il numero di posti letto: da 18 a 14. Richiesta di riduzione di posti letto anche in rianimazione. A Eboli rischio chiusura ginecologia.
“Negare i diritti agli infermieri è negare i diritti all’utenza”, spiega Margaret Cittadino della Cgil sintetizzando le motivazioni dello stato di agitazione, indetto da tutti i sindacati, che ha portato all’occupazione della sede di via Nizza. Occupazione che non piace alla Regione. Il sub-commissario Ettore Cinque, in una nota scrive: ”Differimento riunione sindacale del 26 ottobre. Nella riunione del 16 ottobre scorso in cui sono state trattate problematiche relative al personale di comparto del Ssr, si è deciso di attivare appositi Tavoli di lavoro su specifiche tematiche, fondi della contrattazione integrativa aziendale, standard di personale e dotazioni organiche, stabilizzazione precari – al fine di pervenire alla elaborazione condivisa di atti di indirizzo che potessero essere utilizzati in sede aziendale per il miglioramento della qualità dell’offerta sanitaria. Tra le finalità sottese all’accordo non era esclusa la possibilità di affievolire azioni di agitazione sindacale che da più parti si registrano nelle aziende campane che, in alcuni casi, stanno assumendo risvolti tali da impedire un sereno confronto sugli argomenti da trattare. Il perdurare di tali fenomeni induce questa struttura a differire l’avvio dei lavori già programmati per il giorno 26 us di cui sarà fornita tempestivamente comunicazione”.
Insomma, la Regione non vuole le occupazioni. Sgomberare, poi parliamo.
“I veri provocatori sono loro”, chiosa Margaret Cittadino alla quale fa eco Pietro Antonacchio della Cisl: “Grave scorrettezza del Commissario ad Acta della Regione Campania a dimostrazione dell’attuale inesistente governo del settore sanitario. La Campania è una regione “ingovernabile” è allo stato “ingovernata” . Come sempre suol dirsi al peggio non c’è mai fine. La lotta per la vertenza in atto nell’ASL Salerno si farà più dura e si estenderà a tutte le aziende sanitarie, poiché l’atteggiamento assunto dall’attuale governo regionale mostra una arroganza senza eguali. A breve con ogni probabilità sarà attivato lo stato di agitazione in tutta la regione, In considerazione che il differimento della riunione è uno schiaffo cui nessuno può sottrarsi dall’accettare la sfida”.
da sinistra, paziente in barella/lenzuola usa e getta/ piumone portato da casa.
Rosa Coppola