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Malati: rimborsi per le prestazioni ambulatoriali urgenti private

 

Malati:rimborsi per le prestazioni ambulatoriali urgenti private.
Per fortuna che ci sono i giudici. Altrimenti la burocrazia e la politica farebbero danni irreversibili. Il Tribunale di Lecce ha sentenziato che se un paziente, affetto da una malattia grave come il cancro, è costretto a rivolgersi al centro privato per prestazioni ambulatoriali urgenti, in quanto l’Asl non può curarlo per mancanza di servizi e/o strutture, ha diritto a essere rimborsato dalla Regione a titolo di assistenza indiretta. E ciò anche senza aver ottenuto l’autorizzazione da parte dell’ente pubblico. La Regione viene così obbligata a rifondere agli ammalati di cancro le spese da questi sostenute, nel caso del ricorso presentato da un cittadino pugliese è per la Pet-Tac: assurdo pensare ai formalismi della legge e alle pratiche burocratiche, autorizzazioni comprese, quando di mezzo c’è la vita. Così non si può pretendere il cittadino si metta in fila, presso le aziende
sanitarie locali di altre province, se questo gli fa perdere mesi preziosi nella sua battaglia contro il cancro. L’attuale normativa ha creato spesso soluzioni e interpretazioni contrastanti sui rimborsi, una normativa spesso frastagliata perché, alla legge statale si aggiunge anche quella regionale. In generale, almeno per quanto riguarda gli interventi chirurgici, secondo i giudici chi si rivolge a una struttura ospedaliera non convenzionata senza essere prima autorizzato dall’amministrazione ha comunque diritto al rimborso delle spese sostenute se l’intervento è stato
compiuto in stato di necessità. Ebbene, questo stesso principio si può estendere dagli interventi chirurgici anche alle ipotesi di prestazioni ambulatoriali urgenti tutte le volte in cui l’Asl, territorialmente competente, risulta priva delle attrezzature, macchinari e competenze necessarie per trattare la patologia del malato. Se poi, a questo si aggiunge che nelle più vicine strutture pubbliche è necessario attendere tempi biblici per il proprio turno, tempi incompatibili con la malattia diagnosticata al malato, “seria e ingravescente”, allora quest’ultimo ha ben diritto a rivolgersi immediatamente a una clinica privata e a farsi rimborsare poi i soldi dalla Regione.
Questa sentenza sembra calzare a pennello anche per la kafkiana vicenda della radioterapia a Nocera Inferiore.In questo caso ci troviamo difronte al fatto che l’Asl Salerno e la Regione Campania, nonostante un precedente accordo e il via libero all’accreditamento, non riconoscono l’esistenza di una struttura che erogaprestazioni di radioterapia. In questo modo chi, purtroppo, deve sottoporsi a questo trattamento salvavita deve fare i conti con le lunghe liste di attesa dell’ospedale di San Leonardo del centro privato convenzionato di Salerno. Oppure di dirigersi ancora più a sud, ad Agropoli, ma non si sa ancora per quanto tempo considerato che il Malzoni Radiosurgery Center potrebbe essere prossimo alla chiusura. Ora la sentenza del Tribunale di Lecce rimette tutto in discussione. Con buona pace dei burocrati e dei politici che davvero stanno facendo poco su questa vicenda. La loro coscienza è a posto, ci ha pensato un giudice.

Nello Ferrigno

Giornalista