Ruggi.Gli ‘assenteisti’scrivono al ministro:”Disparità di trattamento”

SALERNO
Disparità di trattamento e ‘capro espiatorio’ per mascherare i ritardi di chi doveva controllare e non lo ha fatto. La denuncia è contenuta in una lunga lettera che gli otto dipendenti licenziati dall’Azienda ospedaliero universitaria ‘San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona’ di Salerno hanno scritto, firmato e inviato al Procuratore capo della Repubblica di Salerno, Corrado Lembo (la lettera verrà anche consegnata a mano domani in occasione di un convegno a Palazzo di città,ndr), al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, e al commissario straordinario dell’ospedale, Nicola Cantone.
I firmatari sono stati licenziati dall’ospedale per truffa a seguito dell’inchiesta condotta dalla magistratura del capoluogo che, seguendo un binario parallelo, ha al momento ‘solo’ indagato gli infermieri e funzionari (sospendendoli per un anno dal lavoro). In corso, infatti, altri accertamenti che coinvolgono ulteriori colleghi, persino universitari. E, visto che Vincenzo Viggiani, ex Dg del Ruggi, non ha atteso l’evolversi della inchiesta giudiziaria, licenziando in tronco gli otto, ora questi ex dipendenti chiedono ‘giustizia’.
“Assurdo evidenziare che se invece di ricevere un provvedimento di sospensione avessimo ricevuto un provvedimento restrittivo di arresti domiciliari (vedi scandalo mazzette) saremmo stati revocati ma tornati al lavoro dopo quindici giorni”, urlano dalle pagine di quella lettera per sottolineare, a loro dire, una disparità di trattamento. E aggiungono: ” Si è proceduto con velocità estrema quando si è trattato di noi. Invece per l’attuazione dei provvedimenti disciplinari a carico degli universitari si è proceduto con la tecnica dei due pesi e due misure”. E conclude la lettera: “Lembo ci ha definiti in conferenza stampa ‘banditi’. Noi siamo capro espiatorio necessario a mascherare i ritardi inconcepibili delle autorità preposte su precedenti denunce contro le amministrazioni aziendali.La Legge è uguale per tutti?”, si chiedono gli otto chiudendo la lettera.