Assenteismo all’ospedale «Ruggi» di Salerno: in arrivo, sulla scrivania del commissario straordinario Nicola Cantone, un elenco inviato dalla Procura di circa 200 nuovi indagati per assenteismo. Che ora rischiano. Da un lato il processo penale, dall’altro i provvedimenti disciplinari che l’azienda adotterà non appena avrà le notifiche. Si tratta del secondo step della inchiesta «Just in time» che aveva coinvolto 800 persone. Di queste 9 sono state sospese dalla magistratura, altrettante licenziate dall’Azienda ospedaliera universitaria. Ora, dopo una lunga e certosina valutazione, le posizioni ritenute “irregolari” – dalle verifiche contabili svolte negli ultimi quattro mesi dalla Guardia di finanza sulle assegnazioni di straordinari e sul conteggio delle ore di lavoro, oltre che sulle buste paga – sarebbero 200.
Le rispettive notifiche sarebbero anche già pronte. Si attende la vidimazione ultima della Procura dopo l’attento lavoro svolto dalla Guardia di Finanza. Notifiche, dicevamo, che a breve potrebbero giungere sulla scrivania del commissario straordinario Nicola Cantone al quale spetterà, insieme ai dirigenti dell’Ufficio personale, la decisione di quali provvedimenti assumere. Sanzioni, azioni disciplinari,ammonimenti. Fatto che sotto il profilo penale i duecento ora rischiano il processo. L’inchiesta. È ottobre 2015 quando esplode lo scandalo. Risultavano al loro posto in ospedale, invece si recavano a fare la spesa, dal parrucchiere, a giocare a carte e addirittura a passeggio in riva al mare, nella vicina Vietri sul Mare. I dieci dipendenti assenteisti vegono sospesi dal servizio della durata di un anno.
Gli indagati coinvolti nell’operazione “Just in time”, che ha consentito di fare luce su un articolato sistema di assenteismo, sono una caposala, quattro infermieri, due tecnici specializzati disinfettori e tre operatori sanitari, residenti nei comuni di Salerno, Mercato San Severino e Nocera Inferiore. Operavano nei reparti di Oncologia, Medicina Nucleare e alla Torre Cardiologica. Le indagini hanno appurato che i dipendenti, dopo aver marcato il cartellino, o dopo averlo fatto marcare da colleghi ai quali, poi, spesso ricambiavano il medesimo favore, si dedicavano ad attività personali.Le ipotesi di reato sono quelle di truffa ai danni dello Stato e false attestazioni o certificazioni nell’utilizzo del badge da parte di dipendenti pubblici previsto dalla cosiddetta Legge Brunetta. «Le indagini – spiegò il procuratore Corrado Lembo – sono state avviate nel dicembre 2014 a seguito della denuncia di un dipendente che mal tollerava questo sistema. Per fortuna ci sono tanti lavoratori onesti a fronte dei tantissimi che avevano condotte illeciti. Accanto ai dieci indagati – rimarcò Lembo – abbiamo individuato una rete di inosservanze ripetute».
fonte
corriere del mezzogiorno