Sapri. Aborti illegali, l’Asl Salerno si costituisce parte civile nel processo a carico dell’ex primario di Ginecologia

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L’Asl Salerno si costituirà parte civile nel processo a carico dell’ex primario di ginecologia di Sapri, Bruno Torsiello, e della ostetrica Rosa Vomero, accusati di false certificazioni per aborti illegali e peculato.
L’udienza preliminare si terrà a marzo, il 15, dinanzi al giudice Saladino della Procura della Repubblica di Lagonegro. L’azienda sarà rappresentata dall’avvocato Casillo.
I fatti.E’ il 16 aprile dello scorso anno quando scatta il blitz delle Fiamme Gialle nel parto di ginecologia dell’ospedale “Immacolata” di Sapri. I militari, su ordine del sostituto procuratore Francesco Greco del tribunale di Lagonegro, perquisiscono l’ufficio del primario Bruno Torsiello notificandigli un avviso di garanzia per peculato, falso in atto pubblico e violazione dell’articolo 5 comma 4 della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza. Nei guai anche una sua assistente, Rosa Vomero, ostetrica originaria di Santa Marina, accusata per peculato continuato in concorso.
Secondo la tesi degli inquirenti il medico avrebbe consentito aborti prima dei 7 giorni di “riflessione” imposti dalla legge, che vanno dalla data della visita medica che deve accertare la gravidanza fino a quando è possibile recarsi in ospedale per l’intervento. Il medico, inoltre, per agevolare le pazienti, avrebbe redatto falsi certificati finiti sotto la lente degli inquirenti insieme a decine di faldoni tra cui cartelle cliniche, diari di gravidanza e documentazione contabile. Accertate anche alcune irregolarità nell’ esercizio dell’attività intramoenia da parte dello specialista, irregolarità che sarebbero avvenute con la complicità dell’ostetrica. In particolare il primario, autorizzato a svolgere l’intramoenia (ovvero ad effettuare prestazioni al di fuori del normale orario di lavoro ospedaliero, utilizzando strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa destinata in percentuale all’Asl), avrebbe incassato il denaro da parte dei pazienti a nero, sottraendoli alle casse pubbliche. Ed in questa operazione avrebbe avuto un ruolo importante la sua assistente.

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